Quaderni di birdwatching anno X - volume 19 - aprile 2008


Titolo
di Franco Roscelli

        NELL'ANTICO PALAZZO DEI GESUITI, ora sede centrale dell'Università degli Studi di Parma, dall'inizio del Novecento è ospitato il Museo di Storia Naturale. Dopo avere attraversato la lunga (e un poco tetra) Galleria della sistematica, si accede alla Sala di anatomia comparata, comunemente denominata "Sala degli scheletri". In un angolo, il visitatore curioso può trovare una piccola vetrina, che contiene una singolare collezione di preparati zoologici, in prevalenza uccelli, racchiusi (come modelli di navi) in bottiglia.

        Ma non siamo di fronte soltanto a una stranezza; quello che le bottiglie contengono è una delle più antiche collezioni zoologiche conservate in un museo italiano, intatta dopo quasi 240 anni. Il suo artefice fu Padre Jean Baptiste Fourcault, ornitologo della Corte Ducale di Parma dal 1763 al 1775, che nel biglietto da visita si fregia del titolo di Ornithologiste de S.A.R. l`Infant Duc de Parme, circondato da ogni sorta di uccelli in volo e posati su fronde.

        Della collezione scriveva nel 1884 l'allora direttore del Museo Pellegrino Strobel:

Si tratta di una dozzina di campane a piedistallo, di vetro, aperte solo in alto mediante un foro circolare del diametro di 15 a 30 millimetri, che venne chiuso da tappo di legno fermato internamente per mezzo di legnetti trasversi, oppure da tappo di vetro, per modo da non poter più essere levato.
Gli animali imbalsamati, quasi tutti uccelli, rinchiusi in quelle campane di vetro, sono ancora, dopo oltre un secolo, perfettamente conservati ed intatti, senza traccia alcuna di tarlo. Essi vi si trovano collocati come certi giocattoli in bottiglie, provenienti dalla Germania (Norimberga?).
Il Fourcault tenne segreto il modo con cui introduceva, o ravvolgeva, gli animali in quelle campane, e su strisce di carta poste nelle medesime, afferma per iscritto ed in idioma francese, di non essere riuscito in quella operazione che nel 1765, dopo molte prove fatte con grande pazienza, e di non avere toccata la perfezione in quell'arte che nel 1771.


PADRE FOURCAULT E IL DUCATO DI PARMA E PIACENZA

I complessi eventi che seguono l'estinzione del ramo maschile della famiglia Farnese, assegnano nel 1748 il ducato di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone, figlio di Filippo V, re di Spagna, e di Elisabetta Farnese; il duca sposerà Luisa Elisabetta, figlia del re di Francia Luigi XV.
Anche se si tratta di una piccola capitale, rispetto alle potenze europee, lo stato parmense vuole recitare un ruolo nella cultura del XVIII secolo. Sotto la guida del primo ministro Du Tillot, nel ducato di Parma prende vigore un'intensa azione riformatrice, che risente dei fermenti illuministici che all'epoca pervadono le grandi capitali d'Europa e in particolare Parigi.
 È di questi anni la fondazione della Biblioteca Ducale (1762), dell'Università di Stato (1768), del nuovo Orto Botanico (1768).


Don Filippo di Borbone con la famiglia, olio su tela
di Giuseppe Baldrighi, Parma, Galleria Nazionale

A Parigi, Georges Louis Leclerc, comte de Buffon, dal 1739 al 1788 è sovrintendente del Jardin du Roi, dove è presente la più ricca collezione di storia naturale dell'epoca; Buffon pubblica dal 1750 una monumentale Histoire naturelle, générale et particulière, avec la description du Cabinet du Roy (36 volumi in folio) in cui l'ornitologia emerge come disciplina scientifica autonoma, staccandosi dall'insieme, fino ad allora poco distinto, delle scienze naturali. Ma Parma (nel suo piccolo) non vuole essere da meno.
Nel 1763 Don Filippo fa venire dalla Francia il sacerdote naturalista Jean Baptiste Fourcault, con l'incarico di provvedere alle collezioni ducali di ornitologia. Fourcault nasce nel 1719 a Fontaine-Française (Côte d'Or, Borgogna) e, dopo essere entrato nell'ordine dei Minimi di San Francesco da Paola, si dedica allo studio dell'ornitologia e in particolare alla tassidermia.
A lui si deve la creazione (1766) del primo nucleo di quello che diventerà il Museo di Storia Naturale dell'Università di Parma, del quale il padre minimo restò direttore sino al 1775, anno della sua morte avvenuta a Firenze nel convento del suo ordine, mentre ritornava da un pellegrinaggio giubilare a Roma.


image

        La raccolta si compone di 17 contenitori di vetro, di cui 11 ancora nello stato originale, disposti nelle due file anteriori; in quella posteriore si trovano due pezzi di un vaso rotto, due vasi vuoti integri (lasciati così dallo stesso Fourcault) e tre custodie prismatiche di epoca successiva, in cui si conserva cià che rimane di tre vasi andati rotti.

        I vasi integri contengono, in senso orario da destra in basso:
  Scoiattolo (e due noci);
  Pettirosso; Passera d'Italia (m.); Averla piccola (m. e f.); Fringuello (m.);
  Codibugnolo; Regolo; Canarino; Cutrettola (2); Cinciallegra; Ortolano;
  Balestruccio; Usignolo; Culbianco (m.); Ballerina bianca; Rondine;
  Averla cenerina (2);
  Assiolo (e tre uova);
  Storno roseo (e due uova);
  Picchio verde; Picchio rosso maggiore;
  Verdone; Strillozzo;
  Ghiandaia;
  Parrocchetto dal collare (e due uova, due noci, Vanessa atalanta, Cervo volante).


        Tra gli animali così conservati, il primo in basso a sinistra nella teca è un Assiolo, classificato come Scops zorca Cetti. Sul fondo del vaso sono poste tre uova non schiuse, accanto a foglie di quercia e ghiande.

        Il rispetto della forma e la naturalezza dell'atteggiamento dimostrano, da parte di Fourcault, non solo una conoscenza completa dell'animale vivo ma anche una tecnica squisita diretta da un gusto sottile d'arte.

        L'Assiolo è in posa naturale, come se la mano del preparatore avesse potuto naturalmente introdurvelo comodamente, ma un esame attento del vaso permette di escludere qualsiasi altra entrata se non quella strettissima del collo. Quindi si deve concludere che gli uccelli, anche di mole rilevante con i rispettivi posatoi (e persino uno scoiattolo), siano stati introdotti per l'orifizio naturale del vaso; e che Padre Fourcault, attraverso lo stesso orifizio, abbia dato loro l'assetto conveniente, probabilmente servendosi di lunghe pinze e certamente di un'infinita pazienza.

        Il vaso contenente l'Assiolo reca una dicitura in francese, applicata sull'asse del posatoio, che protesta l'onestà della costruzione dello stesso: "que le lecteur ne s'imagine pas que ce juchoir ne soit composé que de trois piéces comme il le parait et qu'il n'ait pu passer par le col du cylindre c'est une erreur des plus grossières. à la cour de Parme le 4 mai 1773".

        A documentare la serenità e il gusto con cui lavoravano i naturalisti dell'epoca, sta anche l'arguzia di imprigionare nel becco di una Ghiandaia il cartiglio con la scritta: "J'atteste que le p. Fourcault Minime m'a fait entrer dans ce cylindre par son orifice 1774".

        Dopo quasi 240 anni gli animali sotto vetro di Padre Fourcault sono ancora in perfetto stato, senza traccia di tarlo: il segreto della loro preparazione, invece, è indecifrabile, scomparso con l'autore.


SITO WEB

Museo di Storia Naturale dell'Università di Parma

LETTURE CONSIGLIATE

  • LANZONI F, 1938: Il segreto del Padre Fourcault ornitologo del Duca (1763-1775). Aurea Parma, 22 (1): 7-11.
  • STROBEL P, 1884: Il Gabinetto di Storia Naturale della Regia Università di Parma. Tip. Rossi-Ubaldi, Parma.
  • RINGRAZIAMENTI

    Si ringraziano la prof. Maria Grazia Mezzadri, Direttore Scientifico del Museo di Storia Naturale dell'Università di Parma, per l'autorizzazione alle riprese fotografiche e l'assistenza fornita; la Galleria Nazionale di Parma per l'autorizzazione alla riproduzione della tela di Giuseppe Baldrighi.



      © 2008, Quaderni di birdwatching

    Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale senza consenso scritto.